Unioncamere, analisi Congiunturale industria manifatturiera in Lombardia - I trimestre 2015
Dichiarazione del presidente di Confindustria Lombardia Alberto Ribolla
Lo scenario che emerge dall’analisi congiunturale manifatturiera lombarda, relativa al I trimestre 2015, segna una moderata inversione di tendenza all’interno di un quadro generale nel quale la stazionarietà di alcuni importanti indicatori ci porta ad essere molto cauti nell’affermare che questi segnali siano il preludio ad una crescita realmente consolidata.
I segnali positivi giungono, a livello congiunturale, da importanti indici come la produzione industriale (+0,2% rispetto alla fine del 2014) e gli ordini (+0,4% sia interni che esteri), oltre alla quota di fatturato estero, che supera la soglia del 40% (40,3%), e al fatturato totale (+1%).
Come avevamo auspicato nelle precedenti rilevazioni, poi, i dati sull’occupazione evidenziano un saldo positivo tra entrate e uscite dello 0,7%, il dato migliore dal 2011. Si tratta di un segnale importante e di rinnovata fiducia: i nuovi incentivi fiscali entrati in vigore a gennaio, oltre alle leggi agevolative, possono avere dato un contributo importante, anche se è troppo presto per valutare pienamente i loro reali effetti.
Mi preme inoltre sottolineare la dinamicità ritrovata delle piccole imprese nella produzione industriale: il +0,7% tendenziale (trainato dall’1,7% di ordini esteri), raffrontato con il +0,3% sia delle medie che delle grandi imprese, ci dice che le piccole imprese devono puntare su un rafforzamento della capacità di competere sui mercati esteri.
Il vero segnale è però quello relativo al rallentamento della CIG: il calo del ricorso alla cassa integrazione va interpretato come una conferma che produzione e occupazione stanno aumentando.
L’indice relativo alla produzione del settore manifatturiero – dato che come Confindustria Lombardia teniamo particolarmente monitorato – conferma la nostra regione ai livelli dell’Area Euro. La Lombardia, infatti, con il suo 97 è in linea con i livelli medi di produzione europea (99,4) e molto al di sopra dell’indice italiano (81).
Tra gli imprenditori prevale quindi un clima di moderata fiducia dettato sia, in particolare, dal contesto economico internazionale, ma anche da scelte politiche recenti. Questa tendenza emerge anche dalle previsioni dello studio relative alla domanda, in particolare quella estera, e alla produzione e all’occupazione.
Permangono tuttavia alcuni fattori di incertezza: la spinta fondamentale di ogni crescita, la domanda interna, è ancora troppo debole e sono necessarie azioni finalizzate ad una ripresa dei consumi interni: in questo senso è fondamentale dare rapida e piena attuazione al Piano Juncker di investimenti europei; gli investimenti delle imprese, poi, si confermano in territorio negativo (-0,7%, dato tendenziale), dato che denota un contesto italiano ancora incerto che frena gli imprenditori dall’effettuare investimenti.
Analizzando il tessuto economico lombardo per settore, poi, emergono forti difficoltà di settori tradizionalmente di grande peso, oltre che di tradizione dell’economia lombarda come il tessile (-3,6%), le pelli e le calzature (-5,3%), l’abbigliamento (-3,3%) e il legno e mobile (-1,5%). Ciò significa che i segnali incoraggianti non riescono ancora ad interessare la totalità del tessuto produttivo.
A livello nazionale gli ultimi dati del Centro Studi di Confindustria indicano come si siano innescate delle spinte esterne a partire dal QE che favoriranno la ripresa. In aprile la produzione industriale a livello nazionale è segnalata in aumento dello 0,5% rispetto a marzo, mese nel quale la variazione era stata del -0,1% su febbraio. Gli indicatori ISTAT sulla fiducia nel manifatturiero segnalano in aprile un miglioramento: l’indice complessivo è salito per l’ottavo mese di fila (+0,4 punti). Il saldo dei giudizi sugli ordini ha registrato un aumento di 1 punto, dovuto in particolare alla domanda estera.
Si conferma però la difficoltà di una ripresa degli ordini interni, con un livello di giudizio che non migliora, rispetto al mese di marzo. Resta infine un punto interrogativo sulla velocità della ripresa di ordini, aspettative e altri indici che sembrerebbero dover subire una accelerazione in questa primavera.