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ANCE Lombardia e Confindustria Lombardia: modificare subito il regolamento "End of waste" sugli inerti da costruzione e demolizione per evitare blocco economia circolare

“15 milioni di tonnellate di inerti da costruzione rischiano di finire in discarica ogni anno se non si interviene rapidamente seguendo l’esperienza della Lombardia”

Milano, 19 maggio 2022 – “Le iniziative per lo sviluppo dell’economia circolare messe in campo negli ultimi anni, sia da Regione Lombardia che dal sistema produttivo regionale, in grado di riciclare 15 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione ogni anno rischiano di essere bloccate se non si riuscirà a modificare la bozza di regolamento End of Waste del MITE, per la cessazione della qualifica di rifiuto, attualmente all’esame della Commissione Europea”. Questo il grido d’allarme di Tiziano Pavoni, Presidente ANCE Lombardia e di Francesco Buzzella, Presidente Confindustria Lombardia.

La Lombardia, che da sola conta più del 20% dei rifiuti inerti prodotti in Italia e che allo stesso tempo rappresenta la regione più virtuosa in termini di percentuale di materia recuperata (circa il 93%), sarebbe la regione più danneggiata dall’applicazione del decreto, qualora non si intervenisse per tempo con delle precise misure correttive, riconducibili alle prassi già utilizzate da alcune Province e alla normativa in vigore in altri paesi come Francia, Belgio e Olanda.

“Se ci basiamo sugli ultimi dati nazionali e regionali di produzione e trattamento rifiuti da costruzione e demolizione in Lombardia (circa 15 milioni di t/anno) ben emerge la preoccupazione delle imprese – dichiara Pavoni – in quanto alcuni milioni di tonnellate di inerti, dalla prossima estate, verosimilmente rischiano di essere conferiti in discarica.”

“Allo stesso tempo – continua il Presidente di ANCE Lombardia – ci preoccupa il fatto che le discariche di inerti lombarde possano non avere capienza residua sufficiente per soddisfare l’esigenza di conferimento di tali quantitativi di rifiuti. Questo significherebbe dover anche ricalcolare i volumi di materiale naturale di cava estraibili sul territorio, necessari, in assenza di aggregati riciclati (quali prodotti alternativi, sostenibili e certificati), alla realizzazione di opere pubbliche e private”.

“Risulta quindi necessario – concludono Pavoni e Buzzella – intervenire urgentemente, coinvolgendo anche le Regioni che da anni trattano queste tematiche, per risolvere le numerose criticità del regolamento End of Waste prima che sia emanato dal MITE, perché se no si rischia seriamente di bloccare il settore dell’edilizia e del riciclaggio dei rifiuti più impegnato nell’economia circolare. È importante che le regole si basino sulle evidenze scientifiche attuali e non su riferimenti storici ormai superati anche dalle evoluzioni tecnologiche. Auspichiamo che le aperture che stiamo registrando in questi ultimi giorni vadano nella giusta direzione”.

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