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L'UE e i trattati di libero scambio

Aggiornamento sugli accordi in fase di ratifica e quelli in negoziazione: Canada, Vietnam e Stati Uniti

Il 30 ottobre il Consiglio dell’Unione europea ha approvato il CETA, trattato di libero scambio tra l’UE e il Canada. Il prossimo passo sarà la ratifica da parte del Parlamento europeo (voto in Commissione INTA previsto per il 24 gennaio, voto in plenaria a febbraio 2017) e di quello canadese, ottenuta la quale l’Accordo potrà entrare in applicazione provvisoria, indicativamente a inizio marzo. Con l’entrata in vigore provvisoria verranno eliminate immediatamente le barriere tariffarie non tariffarie. Per l’entrata in vigore definitiva dell’Accordo occorrerà invece la ratifica da parte di tutti i Parlamenti nazionali degli Stati membri.

Si tratta del primo accordo di questo tipo siglato tra l’Ue e un G7 ed è tra i più importanti per ambizione dei suoi obiettivi e campo di applicazione. I capitoli dell’Accordo di principale interesse per l’industria italiana riguardano l’eliminazione di barriere tariffarie e non tariffarie (in particolare l’abbattimento dei dazi per oltre il 99% dei beni e la convergenza regolamentare); l’apertura del mercato degli appalti pubblici (sia a livello federale che sub-federale); la tutela della Proprietà Intellettuale (in particolare il riconoscimento delle indicazioni geografiche ed il contrasto all’Italian sounding.)

Il proseguimento dell’iter dipenderà anche dalla sentenza della corte di giustizia UE che si dovrà pronunciare sul trattato UE-Singapore.

La sentenza, attesa per la prossima primavera, dovrebbe stabilire se un trattato simile rientra nella "competenza esclusiva" europea o se, poiché tratta anche di investimenti e di accesso al mercato dei servizi, va qualificato come "misto" necessitando, pertanto, dell'approvazione dei parlamenti nazionali e di alcuni regionali.

Da questa sentenza dipenderanno quindi le sorti del CETA e degli altri trattati di libero scambio di “nuova generazione”, a partire da quello con il Vietnam, firmato lo scorso 4 agosto e in attesa di essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento Europeo.

Al momento si trova invece in fase di stallo il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). Dopo 15 round negoziali, di cui l’ultimo conclusosi a luglio, le trattative hanno subito una battuta d’arresto anche a causa della recente elezione di Donald Trump.

La commissaria europea Cecilia Malmstrom a Milano lo scorso 18 novembre in occasione di un incontro sulla politica commerciale europea ha dichiarato che prima di proseguire è necessario capire quale sarà la posizione ufficiale del nuovo Presidente americano, che non si è mai pronunciato espressamente sul TTIP.

In via di conclusione anche gli accordi multilaterali TISA (Trade in services agreement) e EGA (Environmental Goods Agreement)

Il TISA è attualmente negoziato tra 23 membri del WTO, tra cui l’UE. Insieme, questi paesi rappresentano il 70% del commercio mondiale di servizi. Il TISA si prefigge di favorire l’apertura dei mercati e migliorare le norme in settori quali la concessione delle licenze, i servizi finanziari, le telecomunicazioni, il commercio elettronico, il trasporto marittimo e il trasferimento temporaneo di lavoratori all’estero ai fini della prestazione dei servizi.

I colloqui sono iniziati ufficialmente nel marzo 2013 e fino a novembre 2016 si sono svolti 21 cicli di negoziati. I negoziati procedono in maniera soddisfacente, ma non è ancora stato fissato alcun termine per la loro conclusione.

Per quanto riguarda la negoziazione dell’ EGA, coinvolge attualmente 17 paesi del WTO, tra cui UE e Cina. L’accordo ha lo scopo di rendere le tecnologie green più accessibili. Tra i “beni ambientali” si comprendono diversi prodotti e servizi per la gestione dei rifiuti, il controllo dell’inquinamento aereo, la gestione e il trattamento delle acque, l’energia pulita e rinnovabile.

L’accordo è in via di definizione, anche se permane un forte disaccordo tra l’UE e la Cina, che vorrebbe aggiungere alla lista dei beni da liberalizzare anche le biciclette. L’UE si oppone in quanto questo andrebbe a penalizzare notevolmente i produttori italiani e francesi.

C’è disaccordo anche su alcuni prodotti in legno, tuttavia i negoziatori si dicono ottimisti e sperano di concludere l’accordo entro fine anno.

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